< Pagina:Sonetti romaneschi IV.djvu
Questa pagina è ancora da trascrivere o è incompleta.

Sonetti del 1835 363

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Sonetti romaneschi IV.djvu{{padleft:373|3|0]]

LA RILIGGIONE DER TEMPO NOSTRO

  Che rriliggione! è rriliggione questa?
Tuttaquanta oramai la riliggione
Conziste in zinfonie, ggenufressione,
Seggni de crosce, fittucce a la vesta,[1]

  Cappell’in mano, cenneraccio in testa,
Pessci da tajjo, razzi, priscissione,
Bbussolette,[2] Madonne a ’ggni cantone,
Cene a ppunta d’orloggio,[3] ozzio de festa,

  Scampanate, sbasciucchi,[4] picchiapetti,
Parme,[5] reliquie, medajje, abbitini,[6]
Corone, acquasantiere e mmoccoletti.

  E ttratanto er Vangelo, fratel caro,
Tra un diluvio de smorfie e bbell’inchini,
È un libbro da dà a ppeso ar zalumaro.[7]

11 ottobre 1835

  1. Fettucce che le donne scampate da qualche malore proprio o altrui, o da qualunque altra disgrazia, sogliono per voto attaccare a una veste di prammatica.
  2. Bussolette da questua nelle chiese.
  3. Cene di vigilia, col timore della mezzanotte.
  4. Baciucchi.
  5. Palme.
  6. Piccolissimi scapolari benedetti.
  7. Al salumaio.
Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.