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364 | Sonetti del 1835 |
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ER PRETE DE LA CONTESSA
Tra Vviterbo, Bbaggnaja, Vitorchiano,
Bbomarzo, Viggnanello e cquer contorno
Lei sce stiede du’ mesi,[1] e ar zu’ ritorno
Portò a Rroma un pretoccolo tarpano.[2]
Questo, p’er taffio[3] e un pavoletto ar giorno
La serve da bbuffone e ccappellano,
E la diverte co’ le carte in mano
Da doppo colazzione a mmezzoggiorno.
Ar tôcco[4] in punto ha da passà in cappella,
Méttese[5] la pianeta e stà aspettanno[6]
Er commido[7] de lei su la pradella.[8]
Pòi figuratte[9] quann’è stato un’ora
Morennose[10] de fame e sbavijjanno,
Le segrete c’affibbia[11] a la siggnora.
13 ottobre 1835
- ↑ La padrona ci stette due mesi.
- ↑ Rustico, goffo.
- ↑ Per le cibarie.
- ↑ A differenza de’ Toscani, che pel tocco intendono l’un’ora pomeridiana, i Romani vogliono dire il primo tocco della campana di mezzodì, poichè non contano essi le ore che di 24 in 24, da una ad un’altra avemaria.
- ↑ Mettersi.
- ↑ Stare aspettando.
- ↑ Il comodo.
- ↑ Predella.
- ↑ Puoi figurarti.
- ↑ Morendosi.
- ↑ Che applica.
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