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Sonetti del 1835 365

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LA PIETRA DE CARNE

  Mojje mia mojje mia, che ha rriccontato
Che ha rriccontato er medico ar padrone!
Ggnente meno ch’è usscita un’invenzione
D’un certo sor Girolimo Segato,

  Ir quale sor Girolimo ha ppijjato
Tanti pezzi de carne de perzone,
E ccià ffatto a Bbelluno un tavolone
Tutto quanto de màrmoro allustrato.

  Senti, Vincenza, e nnu lo dì[1] a ggnisuno:
Volémo méttese[2] un fardello addosso
E zzitti zitti annàccene[3] a Bbelluno?

  Chi ssa, Vvincenza mia, che cquer ziggnore
Nun fascessi[4] er miracolo ppiù ggrosso
D’impietritte[5] la lingua uguale ar core?[6]

13 ottobre 1835

  1. Non lo dire.
  2. Vogliamo metterci.
  3. Andarcene.
  4. Non facesse.
  5. D’impietrirti.
  6. Come il cuore.
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