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Sonetti del 1835 367

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L'INCORONAZZIONE DE BBONAPARTE

  E ddoppo che cquer povero cojjone
De Chiaramonti abbandonò er governo
Pe’ annà a Ppariggi in ner cór de l’inverno
Currenno[1] tanto che cciarzò er fiatone,[2]

  Er zu’ fijjo, er zu’ caro Napujjone,
Ch’er diavolo lo frigghi in zempiterno
Ne la peggio padella de l’inferno,
Je fesce bbontà ssua sta bbell’azzione.

  Tra un Deus, un ajjo, un toro, e Mmeo m’intenne,
E un Dommino a jjuvanni e mme festina,
S’incoronò da sé!, ddeograzzia ammenne.[3]

  Che rrazza de creanze, eh? cche mmodestia!
Eppoi ppe’ ggionta,[4] je vortò la schina[5]
Senza dijje né asino né bbestia.[6]

24 ottobre 1835

  1. Correndo.
  2. Ci alzò il fiatone: ne rimase ansante.
  3. E così terminò.
  4. Per giunta.
  5. La schiena.
  6. Senza dirgli motto.
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