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378 Sonetti del 1835

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ER PRANZO DA NOZZE.[1]

  Sentite cosa avessimo[2] da pranzo.
Zzuppa a mminestra cór brodo di pollo
Der pollo allesso: arrosto di ripollo...[3]
Ah, un passo addietro: ci fu ppuro[4] ir manzo.

  Pessce fritto pescato a pporto d’Anzo[5]
Co ggobbi e ppezzi de merluzz’a mmollo:[6]
Ummido d’un crapetto[7] senza ir collo,
C’affogò[8] ttutti e nn’arrestò[9] d’avanzo.

  Una pizza,[10] un cappone di galerra,[11]
Che ppell’ommini nostri fu una cosa
Che cci sarìano annati sotto terra.

  Frutti, miggnè,[12] ’na frittata roggnosa,[13]
Cascio e fformaggio;[14] e tterminò la guerra
S’un piattón di confetti de la sposa.

6 novembre 1835

  1. [Colei che parla in questo sonetto, affetta il linguaggio civile; ma, come tutti i suoi pari, non riesce a cambiare del suo romanesco altro che de in di, ce in ci, e er in ir, per avvicinarlo a il. E così fa la veste d’Arlecchino.]
  2. Avemmo.
  3. Pollo nuovamente: altro pollo.
  4. Pure.
  5. Anzio.
  6. [Baccalà in molle.]
  7. Capretto.
  8. Che satollò esuberantemente.
  9. Ne restò.
  10. [“Torta„ o “schiacciata.„]
  11. [Cappone di galera si chiama anche in Toscana “una vivanda fatta di midolla di pane inzuppata con l’aceto, pezzetti di vari pesci, uovi, capperi e altri ingredienti;„ ed è detta così, perchè ha la forma di un cappone, ed è usata dai marinari, che hanno buono stomaco per digerirla.]
  12. Bigné.
  13. [In Toscana, quando vogliono parlare meno familiarmente, la chiamano: “frittata in zoccoli„ o “con gli zoccoli.„]
  14. Cacio e formaggio. Il popolo chiama cacio quel del latte della pecora, il pecorino nostrano, e dà nome di formaggio al parmegiano, ossia lodigiano.
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