< Pagina:Sonetti romaneschi IV.djvu
Questa pagina è ancora da trascrivere o è incompleta.
382 Sonetti del 1835

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Sonetti romaneschi IV.djvu{{padleft:392|3|0]]

LO SPIAZZETTO DE LA CORDA AR CORZO[1]

  Prima[2] la corda ar Corzo era un supprizzio
Che un galantomo che l’avessi[3] presa
Manco era bbono ppiù a sservì la cchiesa,
Manco a ffà er ladro e a gguadaggnà ssur vizzio.

  Finarmente li preti, c’hanno intesa
La raggione, in quer po’ de frontispizzio[4]
Ce fanno arzà una fetta de difizzio;[5]
Ma cchi ll’arza, pe’ mmé, bbutta la spesa.

  Come se po’[6] ttrovà ggente bbalorda
Che vvojji mette[7] er letto indove un giorno
Passava propio er trave co’ la corda?

  A mmé mme parerebbe a un bon bisoggno
De vedemme oggni sempre er boja attorno,
E cqueli laggni de sentilli in zoggno.

12 novembre 1835

  1. Il tormento della corda si dava nel bel mezzo della via del Corso.
  2. A’ tempi di prima.
  3. L’avesse.
  4. In quel poco di spazio.
  5. Di edifizio.
  6. Si può.
  7. Che voglia mettere.
Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.