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386 Sonetti del 1835

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LI TROPPI ARIGUARDI

  Ma cche ppassione avete, sor’Ularia,[1]
De tené ssempre sta finestra chiusa?
Nu la sentite cqui cche ariaccia uttusa?[2]
Eh vvia, uprite, rinovate l’aria.

  S’intenne:[3] un corp’umano che nun usa
D’avé l’aspirazzione nescessaria,
L’antimosfera je se[4] fa ccontraria,
E ssi[5] ppoi s’accerota nun ha scusa.

  Ecco da che ne nassce, sciorcinata,
Che vv’è vvienuta l’istruzion de fedico:[6]
Dall’aria che vve sete nimicata.

  Aria e ssole sce[7] vonno: io ve lo predico,
Perchè vve vedo stà ttroppa attufata.[8]
Dov’entra er zole, fìa,[9] nun entra er medico.

25 novembre 1835

  1. Signora Eulalia.
  2. Ottusa.
  3. S’intende.
  4. Gli si.
  5. Se.
  6. L’ostruzione di fegato.
  7. Ci.
  8. Chiusa.
  9. Contrazione di figlia.
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