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390 | Sonetti del 1835 |
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L'ASSAGGIO DE LE CAROTE[1]
Ciarlanno in compaggnia succede spesso
C’uno o ll’antro[2] de quella compaggnia
Nun zai da quer che ddisce ar temp’istesso
S’abbi o nun abbi er don de la bbuscìa.
Tu allora pe’ scoprì che bbestia sia,
Di’ un buscïone da restajje impresso;
E ssi[3] cquello è bbusciardo, Zaccaria,
Vederai che cciattacca[4] e tte viè[5] appresso.
Una vorta io ne fesce[6] l’esperienza
Cor carzolaro antico der padrone,
Che sparava gran buggere in credenza.
Dico: “È arrivato er re de Princisvalle.„
Disce: “Lo so, mm’ha ddato ordinazzione
De venti para de papusse[7] ggialle.„
26 dicembre 1835
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