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414 Sonetti del 1836

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ER BENE DER MONNO

  ’Gni po’ de bbene a nnoi ggentaccia bbassa
Ce pare un paradiso a ccel zereno:
Ma a li siggnori, pòi[1] fàjjela grassa
Quanto te pare, è ssempre zzero e mmeno.

  Tu ssai la differenza che cce passa,
Muccio, da un fiasco vòto a un fiasco pieno.
Là ssona un fil de vin che cce se lassa;
E cqua un bucale[2] nun fiata nemmeno.[3]

  Più le ggente sò ggranne,[4] e ppiù a le ggente
Je s’aristriggne er Monno. A li sovrani,
A cquelli poi je s’aridusce a ggnente.

  Pe’ un re ’ggni[5] novo acquisto, iggni[6] tesoro,
È cquer de prima. Sti bboni cristiani
Se credeno[7] pe’ ttutto a ccasa lòro.

14 marzo 1836

  1. Puoi.
  2. Un boccale.
  3. Neppur si fa udire.
  4. Sono grandi.
  5. Ogni.
  6. Ogni.
  7. Si credono.
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