< Pagina:Sonetti romaneschi IV.djvu
Questa pagina è ancora da trascrivere o è incompleta.

Sonetti del 1834 47

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Sonetti romaneschi IV.djvu{{padleft:57|3|0]]

LA SSCERTA DER PAPA

  Sò ffornasciaro,[1] sì, ssò ffornasciaro,
Sò un cazzaccio, sò un tufo,[2] sò un cojjone:
Ma la raggione la capisco a pparo
De chiunque sa intenne[3] la raggione.

  Sscejjenno[4] un Papa, sor dottor[5] mio caro,
Drent’a ’na settantina de perzone,
E mmanco sempre tante, è ccaso raro
Che ss’azzecchino in lui qualità bbone.

  Perchè ss’ha da creà ssempre un de loro?
Perchè oggni tanto nun ze[6] fa ffilisce[7]
Un brav’omo che attenne[8] ar zu’ lavoro?

  Mettémo caso:[9] io sto abbottanno[10] er vetro?
Entra un Eminentissimo e mme disce:
“Sor Titta,[11] è Ppapa lei: vienghi[12] a Ssan Pietro.„

22 dicembre 1834

  1. Fornaciaio: fabbricatore di vetri.
  2. Sono un insipido, uno stolidone.
  3. Intendere.
  4. Scegliendo.
  5. Titolo che si dà a chi sputa sentenze.
  6. Non si.
  7. felice.
  8. Attende.
  9. Mettiamo caso: supponiamo.
  10. Abbottando.
  11. Giambattista.
  12. Venga.
Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.