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Sonetti del 1834 | 55 |
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L'ABBITO NUN FA ER MONICO
L’abbito nun fa er monico? Eh sse[1] vede.
Pròvete intanto una sorvorta[2] sola
De presentatte ar Papa in camisciola
E ppoi sappime a ddì ccome t’aggnede.[3]
Senza er landàvo[4] sai che tte succede?
Che ssi[5] tt’hanno da dì[6] mmezza parola,
Pare, per dio, che jje s’intorzi[7] in gola:
E cquanno parli tu, nnun te se[8] crede.
Hai tempo, fijjo caro, d’arà ddritto[9]
E dd’èsse galantomo immezzo ar core:
Tristo in ner monno chi sse mostra guitto.[10]
Cqua er merito se[11] tajja dar zartore.
Cqua la vertù in giacchetta[12] è un gran dilitto.
Una farda[13] ppiù o mmeno, ecco l’onore.
26 dicembre 1834
- ↑ Si.
- ↑ Sol volta.
- ↑ Moltissimi dicono aggnéde, molti andiéde, pochi andò, quando non dicano annò.
- ↑ Il nome del cocchio cosiddetto landeau è stato dal popolo applicato burlescamente a significare l’abito cittadinesco.
- ↑ Se.
- ↑ Da dire.
- ↑ Gl’intoppi.
- ↑ Non ti si.
- ↑ Arar dritto, agire rettamente.
- ↑ Misero.
- ↑ Si.
- ↑ Abito succinto.
- ↑ Falda.
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