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Sonetti del 1835 75

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LA BBOCCA DE MMÈSCIA.[1]

  Come sarebbe a ddì[2] cquer muso bbrutto?
Ch’è stato? nun je va[3] la semmolella?[4]
Sa cche nnova je do? Chi nun vò cquella
Nun c’è antro,[5] e sse[6] maggna er pan assciutto.[7]

  Cqua nun zerve de fà bbocca a ssciarpella:[8]
Prima la semmolella, e ppo’ er presciutto.
L’omo de garbo ha da piascejje[9] tutto,
Fussi puro[10] er ripien de le bbudella.

  È inutile co’ mmé dd’arzà la vosce.
Maggnate, e zzitto; e aringrazziate Iddio
Co’ la fronte pe’ tterra e a bbraccia in crosce.

  Ciamancherebbe[11] mo st’antra scoletta[12]
De nun volé mminestra. Eh, ffijjo mio,
Voi ve puzza la grasscia:[13] eccola detta.

15 gennaio 1835

  1. Bocca schizzinosa. Mèscia è alterazione civilesca del vocabolo inteso al verso ottavo.
  2. Cosa significa.
  3. Non [gli] le aggrada.
  4. [Minestra di tritello di farroFonte/commento: Sonetti romaneschi/Correzioni e Aggiunte.]
  5. Altro.
  6. Si.
  7. [Il pan solo.]
  8. Bocca torta.
  9. Piacergli.
  10. Pure.
  11. Ci mancherebbe.
  12. Consuetudine abusiva.
  13. [Il bene stare, l'abbondanza.]
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