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116 Sonetti del 1837

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Sonetti romaneschi V.djvu{{padleft:126|3|0]]messa rispondesse: Popolo, guarda bene! con me non ti mancherebbe né pane né forca. Parole che rivelano tutto l’uomo.„ Poggi, Op. e vol. cit., pag. 403.]

UNA COSA CHIAMA L'ANTRA

  Da cqui avanti oggni vorta che ssentite
Ch’essce er Papa e sse[1] sona le campane,
Uprite bbocca e ddite puro,[2] dite:
“In sto momento se dispenza er pane.„[3]

  E cquanno sentirete che sto cane
De Governo spaggnotta,[4] ariuprite
La bbocca e ddite che nun zò[5] llontane
Le trottate der Papa e le su’ ggite.

  Er Papa ha d’annà a spasso e a le funzione;
Nun c’è ddunque antro[6] mezzo pe’ llevasse[7]
Er popolo datorno, e vva bbenone.

  E cche ffa ssi sse vòteno[8] le casse?
Si[9] Ddio serra una porta opre un portone.[10]
A ttutto s’arimedia co’ le tasse.

31 maggio 1837

  1. Si.
  2. Pure.
  3. Entrato il Papa in gran costernazione pel sospetto di qualche moto popolate, faceva dar pane gratis quando usciva, e sempre in luoghi i più distanti da quelli dov’egli soleva recarsi. Vedi il Sonetto intitolato L’abbonnanza pe' fforza, e l’altro ivi citato alla nota 2.
  4. Spaccia pane.
  5. Non sono.
  6. Altro.
  7. Per levarsi.
  8. E che rileva se si vuotano, ecc.
  9. Se.
  10. Proverbio.
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