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Sonetti del 1837 123

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LA PERPETUVELLA[1] DE LA GGIUVENTÙ.

1.

  È inutile. Una donna, inzin ch’è vviva,
Sibbè ss’aricordassi[2] de Maumetto,
Sibbè ffussi ppiù antica der brodetto,
Lei nun vò èsse[3] mai vecchia o stantiva.[4]

  Tu gguarda una tardona[5] quann’arriva
A la commedia[6] e appizza[7] in ner parchetto:
Subbito te s’affaccia ar parapetto;
E ppiù ssò[8] ll’anni, ppiù ccressce l’abbriva.[9]

  Si[10] ppoi pe’ un schiribbizzo[11] de sant’Anna,[12]
Sta mossciarella[13] è ggravida a cquell’ora
Ch’era tempo de mette l’eslocanna;[14]

  Fin che ddura quer po’ de gravidanza,
Pe’ pprim’operazzione a l’usscì ffòra,
Manna avanti[15] la fede de la panza.

19 giugno 1837

  1. La perpetuità.
  2. Sebbene si ricordasse.
  3. Ella non vuole essere.
  4. Stantia.
  5. Di tarda età: attempata.
  6. Al teatro.
  7. Entra.
  8. Sono.
  9. L’abbrivo.
  10. Se.
  11. Capriccio. [Ma questo vocabolo, come tanti altri che il Belli spiega inutilmente, è vivissimo anche in Toscana, e, credo, in tutta Italia. Cfr. l'ultima nota del sonetto: L'età ecc., 14 marzo 34.]
  12. [Proterrtice de' parti.]
  13. Appassita. [Ma mosciarella, propriamente, è “la castagna secca.„]
  14. Di mettere l’est-locanda.
  15. Manda avanti.
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