< Pagina:Sonetti romaneschi V.djvu
Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta.
124 Sonetti del 1837

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Sonetti romaneschi V.djvu{{padleft:134|3|0]]

LA PERPETUVELLA DE LA GGIUVENTÚ

2.

  Tant’è,[1] ppadron Girolimo: voi dite
Un pezzo de Vangelio spiccicato.[2]
Pe le donne le fede der curato
Dar ventiscinqu’in zù ssò[3] attaccalite.

  Loro credeno,[4] quanno so’ vvistite[5]
E ttiengheno[6] er pellame[7] inammidato
E ddu’ libbre de stoppa in zur costato,
Che vvoi la lòr’età nnu’ la capite.

  Vedi la mojje de quer pampaluco[8]
Der zor Taddeo? Pe ffà[9] da fresca-donna,
Se[10] porta sempre a spasso er fijjo sciuco.[11]

  E cchi nun cià[12] ccratùre[13] piccinine
Che jje sii[14] madre, o, a la ppiù peggio, nonna,
Va a ffàssele[15] imprestà dda le viscine.

19 giugno 1837

  1. Così è.
  2. Identico. [Sic. Spiccicato, qui, significa: “realmente autentico;„ e a questo senso è venuto dall'altro affine di “somigliantissimo,„ come quando dicono: quella fijja è la mamma spiccicata, per dire“è tutta sua mamma.„]
  3. Dai 25 anni in su sono ecc.
  4. Esse credono.
  5. Sono vestite.
  6. Tengono.
  7. La pelle.
  8. [Sciocco, minchione.]
  9. Per fare.
  10. Si.
  11. Ciuco: piccolo.
  12. Non ci ha: non ha.
  13. Creature.
  14. Alle quali sia.
  15. A farsele.
Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.