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124 | Sonetti del 1837 |
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LA PERPETUVELLA DE LA GGIUVENTÚ
2.
Tant’è,[1] ppadron Girolimo: voi dite
Un pezzo de Vangelio spiccicato.[2]
Pe le donne le fede der curato
Dar ventiscinqu’in zù ssò[3] attaccalite.
Loro credeno,[4] quanno so’ vvistite[5]
E ttiengheno[6] er pellame[7] inammidato
E ddu’ libbre de stoppa in zur costato,
Che vvoi la lòr’età nnu’ la capite.
Vedi la mojje de quer pampaluco[8]
Der zor Taddeo? Pe ffà[9] da fresca-donna,
Se[10] porta sempre a spasso er fijjo sciuco.[11]
E cchi nun cià[12] ccratùre[13] piccinine
Che jje sii[14] madre, o, a la ppiù peggio, nonna,
Va a ffàssele[15] imprestà dda le viscine.
19 giugno 1837
- ↑ Così è.
- ↑ Identico. [Sic. Spiccicato, qui, significa: “realmente autentico;„ e a questo senso è venuto dall'altro affine di “somigliantissimo,„ come quando dicono: quella fijja è la mamma spiccicata, per dire“è tutta sua mamma.„]
- ↑ Dai 25 anni in su sono ecc.
- ↑ Esse credono.
- ↑ Sono vestite.
- ↑ Tengono.
- ↑ La pelle.
- ↑ [Sciocco, minchione.]
- ↑ Per fare.
- ↑ Si.
- ↑ Ciuco: piccolo.
- ↑ Non ci ha: non ha.
- ↑ Creature.
- ↑ Alle quali sia.
- ↑ A farsele.
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