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126 Sonetti del 1837

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LA SARTORA SCARTATA

  Dove vado? a ppescà ’n’antra[1] sartora
Pe’ la padrona; che cquanno se[2] ficca
Quarch’ideaccia cqui,[3] tanto lammicca[4]
E ttanto fa cche la vò vvede fora.[5]

  Cor tajjo[6] de Rosina[7] la siggnora
Disce che ir zuo bber petto nun ci spicca.[8]
Lei la robba davanti la vò rricca
Pe’ ssoverchià le zzinne de la nora.

  Si[9] nun z’ajjuta a ccusscinetti e a zzeppe
Lei vò stà agretta assai:[10] su le su’ coste
Sc’è ppassato coll’asscia san Giuseppe.[11]

  Tiè[12] ddu’ pellacce che ppàreno[13] gozzi
De pollastri, e, a ssentìlla,[14] a zzinne toste
Drento Roma nun c’è cchi cce la pòzzi.[15]

20 giugno 1837

  1. Un altra.
  2. Si.
  3. Dicendo queste parole si tocca coll’indice la fronte.
  4. Lambicca.
  5. La vuole veder fuori: vuol vincerla.
  6. Cor taglio.
  7. Sartrice di alta rinomanza in Roma.
  8. Spicca in senso di comparisce vantaggiosamente.
  9. Se.
  10. Ella vuol star male assai.
  11. Modo proverbiale.
  12. Tiene.
  13. Pajono.
  14. A sentirla.
  15. Possa.
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