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146 | Sonetti del 1838 |
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E CCIÒ LI TISTIMÒNÎ[1]
Quanno che er Zanto-padre passò jjeri
Pe’ Ppasquino ar tornà da la Nunziata[2]
Stava cór una sciurma indiavolata[3]
Peggio d’un caporal de granattieri.
E ffasceva una scerta chiacchierata
Ar cardinal Orioli e a Ffarcoggneri,
Che jje stàveno a ssede de facciata[4]
Tutt’e ddua zzitti zzitti sserî serî.
La ggente intanto strillava a ttempesta;
E llui de cqua e de llà ddar carrozzone
’na bbenedizzionaccia lesta lesta.
Poi ritornava co’ le su’ manone[5]
A ggistì[6] a cquelli; e cquelli co’ la testa
Pareva che jje dàssino[7] raggione.
26 marzo 1838
- ↑ E ci ho i testimonii. Vedi il sonetto seguente.
- ↑ Dalla Chiesa e Archiconfraternita della Vergine Annunziata, dove è festività il 5 di marzo, e distribuisconsi molte doti alle vergini o zittelle che siano. In simil giorno il Papa assiste al pontificale cardinalizio nella contigua chiesa di Santa Maria sopra Minerva, appartenente ai Padri domenicani.
- ↑ Con un fosco cipiglio.
- ↑ A sedere in faccia.
- ↑ Le sue grandi mani.
- ↑ A gestire.
- ↑ Che gli dassero.
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