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Sonetti del 1838 149

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LA PIZZA DER COMPARE[1]

  Che ffra er zor Pippo e la commare-d’oro[2]
C’era nata un tantino de canizza[3]
E cche Mmunzù schizza veleno, schizza,[4]
Io lo sapevo ggià mmejjo de lòro.

  Ma ccredevo che cquanno uno se stizza[5]
Avessi armeno[6] da sarvà er decoro,
E nun fà a la commare sto disdoro
D’annalla a scredità ssopr’una pizza.

  Bbisoggna avé ppe’ ccristo er caposcerro,
Pe’ mmette[7] s’una pizza aricressciuta
La soprascritta: a la commàr-de-ferro.[8]

  Guardate llì ssi cche bbella prodezza!
Io so cche cquanno do le pizze a Ttuta[9]
Ce fo ddipiggne[10] er core co’ la frezza.

3 giugno 1838

  1. Il signor Filippo Z...
  2. La signora Teresa F..., la quale era dallo Z... chiamata la Comare d’oro.
  3. Astio, ruggine.
  4. Schizzar veleno: fremere d’ira.
  5. Si adira, entra in collera.
  6. Avesse almeno.
  7. Per mettere.
  8. Lo Z... fece realmente scrivere a lettere di zucchero queste parole sopra una pizza che portò alla villeggiatura della famiglia F...
  9. Gertrude.
  10. Ci fo dipingere.
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