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168 Sonetti del 1843

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MONZIGGNOR DE L'ANNONA E GGRASSCIA

  Er Monziggnore mio, si[1] nu lo sai,
È ccardinale ar primo concistoro;
E llui cià[2] ggusto in quanto sia decoro,
Ma llassa un gran’impiego: ecco li guai.

  Pane, ojjo e vvino nun ze crompa[3] mai,
Le pile[4] s’ariempieno da loro,
E bbiada e ffieno e ssemmola è un lavoro[5]
Che cce n’è da rivenne[6] o ppoco o assai.

  A le curte, in sta casa bbenedetta
Mo nun ze ppijja[7] a ppunta de quadrini
Ch’er pepe, er zale e cquarche ffil d’erbetta.[8]

  E la sala? Sibbè[9] ssenza salari,
Noi potemo marcià[10] ccome ppaini
Sortanto a rregalìe de bbottegari.

20 gennaio 1843

  1. Se.
  2. Ci ha.
  3. Non si compera.
  4. Le pentole.
  5. È un movimento, un abbondanza, ecc.
  6. Da rivendere.
  7. Non si piglia.
  8. Maggiorana.
  9. Sebbene.
  10. Andare, sfoggiare in vesti.
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