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Sonetti del 1843 189

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ER NASO.[1]

  Bbevi, bbevi, se sa,[2] ffussi[3] un colosso
Ch’è un colosso, èssi puro apperzuaso,[4]
Pio mio, ch’er primo pidiscello[5] ar naso
Va in cancherena, e nnun ze sarta er fosso.[6]

  Guarda Meo:[7] cominciò ccór naso rosso,
Poi je se fesce lustro com’un raso,
Mó ccià una bbella piaga, e nun c’è ccaso
Che sse la possi scaroggnì da dosso.[8]

  Voantri ggiuvenotti ve fidate
Che la gajjardarìa c’avete adesso
Ve sarvi da le vostre bbuggiarate.

  Eppoi ecco llì er Papa: a ttemp’antico
S’allusingava puro lui l’istesso,[9]
E ’r[10] naso mó jj’è ddiventato un fico.

23 maggio 1843

  1. [Per gustare questo sonetto, si veda prima l’altro: Er ceroto de Papa Grigorio, 15 ott. 36; alla nota 3 del quale è opportuno aggiungere queste parole del cardinal Wiseman, che la illustrano e anche in parte la correggono: “Una malattia cancherosa gli„ (a Gregorio) “attaccò la faccia; e nel 1835, consigliato dal ministro prussiano, mandò per un abile medico, il dottor Alertz di Aquisgrana, con cui mi toccò di viaggiare a bordo del vapore.... Il giovine alemanno, operando d’accordo col dottor italiano di palazzo, fermò il progresso dellla malattia, in guisa che non pare abbia influito sulla costituzione di Gregorio ed accorciatone la lunghezza della vita. Rimembranze degli ultimi qnattro Papi ecc.; Milano, 1858; pag. 822.]
  2. Si sa; [è naturale].
  3. Fosse ancora [anche].
  4. Sii pure persuaso.
  5. [Fignolo.]
  6. [Non sì salta îl fosso: non si supera il pericolo; si muore.]
  7. [Bartolommeo.]
  8. Che se la possa togliere, cacciar via ecc.
  9. Pure egli egualmente.
  10. E il.
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