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Sonetti del 1843 209

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LI COLLARINI

  Quanno avevo da mette quer regazzo
Pe’ cchirico[1] a Ssan Chirico e Ggiuditta,[2]
Fesce[3] ar barettinaro: “Padron Titta,
Ciavete un collarino da strapazzo?.„

  Lui opre la vetrina de man dritta
E mme dà un collarino pavonazzo.
Dico: “Eh sto coso nun me serv’a un cazzo:
Lo vojjo nero io, sor faccia affritta.„

  Disce: “Che?! nnero?! uhm! caro ve costa.
Neri a sti tempi, indove li trovate?
Li neri mó bbisoggna falli apposta.

  Mó nnun useno ppiù de sto colore;
Perc’adesso oggn’abbate, appena è abbate,
È abbate ippisi-fatto[4] e mmonziggnore.„

20 novembre 1843

  1. Per chierico.
  2. Santi Quirico e Giuditta, chiesa di Roma.
  3. Feci: dissi.
  4. Ipso-facto.
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