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Sonetti del 1845 275

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ER VOLO DE SIMOMMÀGO

3.

  Privasse de st’Ecolomo,[1] privasse,
Perch’è vvôto l’orario[2] der Governo!
Già, in primo logo, lui pò vvince un terno,
E un terno grosso da riempì le casse:

  Poi sc’è ssempre er rimedio de le tasse:
Poi la su’ robba, che cce n’ha un inferno,
Pò incantalla,[3] e ttené ll’uso moderno
De chiunque se trova in acque bbasse.

  Poi, nun fuss’antro, si cchiede quadrini
A ttanti che ppe llui nun zò ppiù iggnudi[4]
Riccapezza una bbarca de zzecchini.

  Pochi ne cacceria?![5] ’Na bbagattella!
Pònno improntàjje un ventimila scudi
L’eredi soli de Padron Pianella.[6]

13 gennaio 1845

  1. [Economo.]
  2. [Erario.]
  3. [Incantarla, venderla 4 all'incanto.]
  4. [V. la nota 5 del sonetto precedente.]
  5. [Ne caccerebbe: ne ricaverebbe.]
  6. [Cocchiere e mastro di stalla del Tosti. Un vecchio romanesco che lo conobbe assai da vicino, avendogli io domandato se padron Pianella si fosse realmente arricchito, mi rispose queste precise parole: E cchi nun z'arricchè con Tosti?]
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