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Sonetti del 1846 305

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ER PASSO DE LA GGIUSTIZZIA

  “E cche nnova? uno solo è er marfattore!
Ma nnun ereno dua, mastro Ggiujano?„
“L’antro, perch’è un abbreo fatto cristiano,
L’ha vvorzuto[1] aggrazzià Nnostro Siggnore.„

  “E cc’ha ffatto, se sa, cquesto che mmore?„
“Gnente de meno che sgrassò un villano.„[2]
“E er giudìo libberato dar Zovrano?„
“Ha scannato la mojje co’ un rasore.„[3]

  “Sarà stata ’na bbrutta scalandrona....„[4]
“Ôh, ppe’ cquesto era poi ’na ggiuvenotta
Bella, grazziosa, pulituccia e bbona.„

  “Be’, e pperchè la scannò?„ “Tanto te scotta?[5]
Perchè nnun vorze[6] mai, matta cojjona,
Pe’ ddà da maggnà a llui, fà la miggnotta.„[7]

18 marzo 1846

  1. Voluto.
  2. Francesco Sciarra fu condannato e giustiziato, secondo la legge, per aver ucciso un campagnuolo e toltigli alcuni soldi.
  3. ...Elbani, impoverì la moglie, già di qualche agiata fortuna, e poi la scannò pel motivo che più sotto è nei versi indicato.
  4. Scalandrona dicesi a donna attempata e di corporatura adiposa e floscia.
  5. Tanto ti interessa? ti altera? ti spiace?
  6. Non volle.
  7. Meretrice.
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