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Sonetti del 1846 321

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Sonetti romaneschi V.djvu{{padleft:331|3|0]]zzoccoli d’Abbramo si usa comunemente per “un corno! niente affatto! ecc.„ Per esempio: Che cercate? li zoccoli d’Abbramo?]      7 Disutilacci.      8 [Veramente ne aveva ottanta in ottantuno, essendo nato il 18 settembre del 1765.]      9 Cioè: “li dice a chiunque.„

LA TIRNITÀ DE PELLEGRINI.[1]

  Che ssò li pellegrini? Sò vvassalli,[2]
Pezzi-d’ira-de-ddio, girannoloni,
Che vviaggeno cqua e llà ssenza cavalli
E cce viengheno a rroppe li cojjoni.[3]

  E appena entreno a Rroma calli-calli[4]
Co le lòro mozzette e li sbordoni,
’Ggna[5] alloggialli, sfamalli, ssciacquettalli,[6]
Come fùssino lòro li padroni.

  Ma sti bboni cristiani de Siggnori
Che li serveno a ccena, ammascherati
Da sguatteri, da cochi e sservitori,

  Je dicheno in ner core: “Strozza, strozza;[7]
Ma gguai, domani, si li tu’ peccati
Me te porteno avanti a la carrozza.„


Giovedì santo 9 aprile 1846

  1. Trinità ecc. È una confraternita, composta di cittadini e di titolati d’ogni classe, i quali per instituto usano ospitalità a’ pellegrini. [V. l’altro sonetto, che ha questo stesso titolo, del 31 marzo 86.]
  2. Canaglia.
  3. A disturbare.
  4. Caldi caldi.
  5. [Bisogna.]
  6. Qui si allude alla lavanda de’ piedi. [Fatta dai confratelli agli ospiti pellegrini, a imitazione di quella che fece Cristo agli Apostoli. Cfr. anche la nota 1 del sonetto precedente.]
  7. Mangia, mangia: ingolla, ingolla.
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