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Sonetti del 1846 343

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ER PAPA BBON'ANIMA

  Papa Grigorio è stato un po’ scontento;
Ma ppe’ vvisscere poi, ma ppe’ bbon core,
Ch’avessi in petto un cor da imperatore
Ce l’ha ffatto vedé ccór testamento.*

  Nu’ lo sentite, povero siggnore!,
Si cche ccojjoneria d’oro e dd’argento
Ha mmannato sopr’acqua e sopr’a vvento[1]
A li nipoti sui pe’ ffasse onore?

  E ppoi doppo sc’è ppuro er contentino
De le poche mijjara c’ha llassato
Tra bbaiocchelle[2] e rrobba a Gghitanino.[3]

  E er credenziere? e mmica so’ ccarote:
Ventiseimila scudi ha gguadaggnato
Sortanto a vvetro de bbottijje vote.

18 ottobre 1846

Note
  1. Sana e salva. [La frase è tolta dalla nota formula di scongiuro delle streghe al diavolo: "Sopr'acqua e sopra vento, portami alla Noce di Benevento.„ Cfr. la nota 4 del sonetto: La, str&cja^ 3 f ebb. 33.]
  2. Danari.
  3. [V. la nota 13 del sonetto: La morte eco. (2), 11 genn. 31]

Nota sul testamento di Gregorio XVI

[“Il testamento del pontefice, in breve conosciuto,„ (venne pubblicato testualmente e con una parodia in versi nella raccolta di satire intitolata: Fiori sparsi sulla tomba di Gregorio sestodecimo ecc.; Losanna, 1846), “fu soggetto ancor esso di molti commenti; come quello che portava le impronte delle false idee che lo avevano traviato durante il suo regno. Dispiacque la cura dei nepoti, massime in un monaco: si esagerarono le ricchezze che loro legava morendo, o aveva loro donate in vita, e veramente non erano gran che... Nella disposizione, la quale esentava i nepoti dal pagamento del diritto di successione dovuto all’erario pubblico sulla sua eredità, vide ognuno la falsa idea che aveva della legge e della sua inviolabilità; poichè non contento di essersi voluto sempre riguardare ad essa superiore, le volle fare un ultimo sfregio morendo, e credette padroneggiarla sin dopo morte.... Le passioni politiche bollenti, i dolori per

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