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Sonetti del 1847 443

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LA POVERA SCIORCINATA.

2.

  Che tte discevo io, Bbètta? lo vedi?
Té ne se’ accorta che cchi sta in miserie
Trova tutte le facce serie-serie,
E jje parleno appena in pied’in piedi?

  Nu’ lo volevi crede: e mmo lo credi?
Quanno una casa casca, le mascerie
Se vénneno[1] a ccarrette: e st’improperie
L’ho aùte puro io[2] quanno sciaggnédi.[3]

  Ce sei vorzùta annà:[4] bbe’, ccos’hai fatto?
Nemmanco un po’ de pane e un po’ de schiuma,
Come dànno oggni ggiorno ar cane e ar gatto!

  Se cunzuma tesori, se cunzuma,
E a nnoi ciabbasterìa[5] tra ttanto ssciatto[6]
Un descimo de quello che sse fuma!

1 marzo 1847

  1. [Si vendono.]
  2. [L’ho avute pure, anche, io.]
  3. [Ci andai.]
  4. [Ci sei voluta andare.]
  5. [Ci basteria, ci basterebbe.]
  6. [Sciupio, spreco.]
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