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Sonetti del 1837 47

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ER MERCANTE PE' RROMA.

1.

  Ma llei lo vedi[1] al lume: osservi er baggno
De la tinta: conzideri la lega
De li colori, corpo de ’na strega!
Guardi che cqualità, ppe’ ssan Pistaggno!

  Lei l’attasti in ner zito de la piega[2]
Si[3] sto cambricche nun pare un fustaggno.
E nnun zò mmica le tele de raggno
De sti ladri mercanti de bbottega.

  La robba forte bbisoggna pagalla;
E cco sta robba cqua cce se farìa[4]
Un tammurrello da ggiucacce[5] a ppalla.

  Tre ppavoli?! cuccù![6] cquesto se venne[7]
Du’ testoni la canna,[8] spósa[9] mia:
E ar monno chi ppiù spenne,[10] meno spenne.[11]

6 febbraio 1837

  1. Veda.
  2. Qui si sottintendono le parole e veda, o simili.
  3. Se.
  4. Ci si farebbe.
  5. Da giuocarci.
  6. Interiezione di rifiuto, di beffe, ecc.
  7. Si vende.
  8. [Il testone equivaleva a poco più d'una lira e mezzo delle nostre; la canna, a metri 2,23 e una frazione.]
  9. Pronuncia colla o stretta. [E vedi la nota 1 del sonetto: La lavannara ecc., 14 magg. 43.]
  10. Spende.
  11. [Proverbio.]
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