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Sonetti del 1837 | 43 |
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ER MERCANTE PE' RROMA
2.
Arto sei parmi e un terzo ariquadrato.[1]
Spiegatelo: nun pare una tovajja?
Bbèr fazzoletto! E ar telaggio nun sbajja.[2]
Quest’è acciaro, per dio! ferro filato.
Una piastra,[3] e lo lasso a bbommercato.
Che?! A ssei ggiuli sto capo nun ze[4] tajja.
Costa a mmé ppiù de nove a Ssinigajja,[5]
Da povero cristiano bbattezzato.
Si[6] vvoi trovate chi vve facci er calo
Manco d’un ette sott’ar prezzo mio,
Da quell’omo che sso’[7] vve l’arigalo.
Chi è cche vve lo dà ppe’ cquattr’e mmezzo?
Er giudìo? Dunque annate[8] dar giudìo,
Ma ssarà un scarto: lo condanna er prezzo.
6 febbraio 1837
- ↑ [Alto sei palmi e un terzo di palmo, in quadro, cioè “per ognuno de' quattro lati.„ Il palmo era l'ottava parte della canna, la quale, come ho già avvertito, misurava metri 2,23 e una frazione.]
- ↑ [Non sbaglia: non fallisce, non inganna.]
- ↑ Uno scudo, che valeva lire 5,375 delle nostre, e si divideva in dieci giuli o paoli.]
- ↑ Non si.
- ↑ [A Sinigaglia, dove ogni anno c'era e c'è ancora una celebre fiera.]
- ↑ Se.
- ↑ Sono.
- ↑ Andate.
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