< Pagina:Sonetti romaneschi V.djvu
Questa pagina è ancora da trascrivere o è incompleta. |
Sonetti del 1837 | 63 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Sonetti romaneschi V.djvu{{padleft:73|3|0]]
LE GRAZZIETTE DE MAMMA
Forca, leva dar crino sta cratura:
Mòvete, che tte stroppi in zempiterno.
Portelo a spasso, portelo a l’inferno,
Portelo a ffiume e affoghete addrittura.
E bbarbottesce,[1] sai, bbrutta figura?,
Che tte pijjo p’er collo e tte squinterno.
Uh tte potessi véde[2] in zepportura!,
Me parerebbe d’avé vvinto un terno.
Quanno che schiatti vojjo fà un pasticcio
De maccaroni, e un triduvo a ssant’Anna
Per avemme[3] levata da st’impiccio.
Questa è l’aricompenza, eh?, de le pene
De ’na povera madre, che s’affanna
Vassalla infame, p’educatte[4] bbene?
23 febbraio 1837
Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.