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Sonetti del 1837 73

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L'EREDE

  Me dimannate er padroncino mio
Che vvita fa da quanno è rricco-maggna?[1]
Spenne e spanne a la sceca,[2] e arisparaggna[3]
Su le limosine e ’r zalario mio.

  Er giorn’istesso che jje morze[4] er zio
E pprincipiò ppe’ llui quela cuccaggna,
Attaccò un leggno e sse n’annò in campaggna,
Lassanno er morto ne le man de Ddio.

  Passata poi ’na sittimana o ddua
Tornò a Rroma cór velo sur cappello.
Ma cche ppiaggneva? l’animaccia sua?

  Sai dove sò[5] le lagrime? in scurtura
Scritte sin che ne vòi[6] co’ lo scarpello
Sopr’er cuperchio de la sepportura.

4 marzo 1837

  1. Riccone.
  2. Spende e spande a la cieca.
  3. Risparmia.
  4. Gli morì.
  5. Sono.
  6. Vuoi.
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