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92 Sonetti del 1832

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  1. verbi. [Ho già avvertito più volte che il Belli chiama spesso proverbi i semplici modi proverbiali, e viceversa: errore comunissimo al suo tempo.]

[Chi da questi due versi del Belli ha creduto che a Roma ci sia un proverbio in questa forma: Soscera e nuora, cane e gatto, lima e rraspa, s’è ingannato. Il proverbio in questa forma non c’è; e i paragoni comunissimi del cane e il gatto e della lima e la raspa si applicano tanto alla socera e alla nora, quanto a ogn’altra specie di persone discordi. Veri proverbi invece son questi: Ha scritto er diavolo in carta nova: Nun mette inzieme soscera e nnora; — Soscera e nuora nun fanno bene un’ora; — La pasce tra la soscera e la nora Dura quanto la neve marzarola.]




L’USCELLETTO

  Sor Maria Battifessa,[1] v’ho pportato
Un uscelletto d’allevasse[2] a mmano,
Che lo cacciò mmi’ madre da un pantano,
4Dove tata[3] sciaveva seminato.

  Nun guardate ch’è cciuco[4] e spennacchiato:
Lo vederete cressce[5] a mmano a mmano.
Anzi allora tienetelo ingabbiato,
8Perchè ssi vvola ve pò annà llontano.

  Sin ch’è da nido, fateje carezze:
Cerca l’ummido poi, ma nno lo sguazzo;
11E la gabbia la vò ssenza monnezze.[6]

  De rimanente è uscello da strapazzo:
E nn’averete le sette allegrezze
14Fascènnolo ruzzà ss’un matarazzo.

Roma, 15 novembre 1831.


  1. Badessa. [Ma per un malizioso storpiamento popolare.]
  2. Da allevarsi.
  3. Mio padre. [Dal lat. tata.]
  4. Piccolino.
  5. Crescere.
  6. [Immondezze.]
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