< Pagina:Sonetti romaneschi VI.djvu
Questa pagina è ancora da trascrivere o è incompleta.
120 Sonetti del 1832

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Sonetti romaneschi VI.djvu{{padleft:130|3|0]]

LA SCIRCONCISIONE DER ZIGNORE

  Sette ggiorni e un po’ ppiù ddoppo de cuello
Che ccór fieno e li scenci inzino ar gozzo
La Madonna tra un bove e un zomarello
Partorì er bon Gesù ppeggio d’un mozzo;

  Er padre sputativo[1] poverello
Pijjò in braccio er bambino cór zangozzo;[2]
E annorno ar tempio a fajje fà a l’uscello
Er tajjo d’un tantin de scinicozzo.[3]

  Eppoi doppo trent’anni fu pe’ mmano
De San Giuvanni bbattezzat’a sguazzo
In cuer tevere[4] granne der giordano.

  In cuanto a cquesto è vvero ch’er regazzo
Venne a la fede e sse fesce cristiano:
Ma le ggirelle[5] io nu le stimo un cazzo.

12 gennaio 1832 - De Pepp’er tosto

  1. Putativo.
  2. Singhiozzo.
  3. Prepuzio. Con questa voce i Romaneschi burlano gli Ebrei.
  4. Tevere, per nome appellativo di fiume.
  5. I volubili.
Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.