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136 Sonetti del 1832

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Sonetti romaneschi VI.djvu{{padleft:146|3|0]]balli più in voga presso il volgo: il primo di essi è aiutato da un certo gesto di mani, anzi laidetto che no. [Il saltarello corrisponde al “trescone„ de’ Toscani.] ——

ER PRESIDENTE DE L'URIONE[1]

  Ma llustrissimo mio, cquà nun ce trovo
A llei de nun zentì c’una campana.[2]
Lei se vadi a informà pe’ bborgo-novo[3]
Si cche ppelletta è sta vecchiaccia cana.

  Che sse laggna?, che jj’ho ddetto ruffiana?
Sissiggnora, è rruffiana, è jje l’approvo,[4]
Ché ppò stà ttistimonia Roma sana
Si a ccasa sua c’è ssempre ggente ar covo.

  E llei perchè cquer giorno a la Ritonna[5]
Disse mignotta a mmé? Me maravijjo!
Sta fica è ancora sana, e nnun se sfonna.

  E ssi vvò er giuramento, io me lo pijjo,
Ch’io sò zzitella ppiù de la Madonna,
Perchè llei, nun fuss’antro, ha ffatto un fijjo.

26 giugno 1832


  1. Rione. Roma si divide in quattordici Rioni, ciascuno de’ quali ha il suo Presidente di Polizia.
  2. Non udire che una parte.
  3. Via di Roma nel Rione di Borgo, presso il Vaticano.
  4. Glielo provo.
  5. Sulla piazza del Panteon.
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