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148 Sonetti del 1832

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LI SPIRITI.

2.

  Dio sia con noi! Lo vedi, eh?, cquer casino
Co’ le finestre tutte svetrïate?[1]
Llì, a ttempi de la Cènci,[2] un pellegrino
4De nottetempo ciammazzò un abbate.

  D’allor’impoi, a ssett’ora sonate,
Ce se vede ggirà ssempre un lumino,
Eppoi se sente un strillo fino fino,
8E un rumor de catene strascinate.

  S’aricconta che un’anno uno sce vòrze[3]
Passà una notte pe’ scoprì ccos’era:
11Che ccredi? in capo a ssette ggiorni mòrze.[4]

  Fatt’è cche cquanno ho da passà de sera
Da sto loco che cqua, pperdo le forze,
14E mme ffaccio ppiù bbianco de la scera.

Roma, 16 novembre 1832.


  1. [Senza vetri, senza cristalli.]
  2. L’epoca di Beatrice Cènci, detta dal popolo e conosciuta col nome della Bella Cènci, è per lui un epoca di terrore, e si annette a tutte idee funeste e terribili.
  3. Ci volle.
  4. Morì.
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