< Pagina:Sonetti romaneschi VI.djvu
Questa pagina è ancora da trascrivere o è incompleta.
160 Sonetti del 1832

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Sonetti romaneschi VI.djvu{{padleft:170|3|0]]

LA PUTTANA E 'R PIVETTO

  Ma gguardatele llì cche bbelle poste!,[1]
Che ccapitali da mmettémme gola!
Oh annate a ddà la sarciccetta[2] all’oste:
Annate a ffà la cacca a la ssediola.

  Animo, lesto, sor fischietto,[3] a scôla;
E nnun ce state ppiù a ggonfià le coste:[4]
E ssi cciavéte a pparte la pezzola,[5]
Currétesce a ccrompà[6] le callaroste.[7]

  Ma ddavero le purce hanno la tosse?[8]
Cosa, peccristo, da pijjalli a schiaffi,
E ffajje diventà lle guance rosse.

  Scopamme! lui! ma llui! vedi che ccacca![9]
Cquà cce vonno, per dio, tanti de bbaffi,
Nò un zorcio com’e vvôi sopra ’na vacca.


Roma, 25 novembre 1832

  1. Avventori.
  2. Salsiccetta.
  3. Ragazzo.
  4. Gonfiar le coste, vale: «molestare, annoiare».
  5. Sogliono i fanciulli porre in serbo le loro monete o in vaso in cui è praticata una sottil feritoia che ne permetta l’accesso e non l’egresso, oppure involte e legate in una pezzolina.
  6. Comprare.
  7. Caldarrosto.
  8. Proverbio, significante la vanità nell’impotenza, o la pretensione senza dritto.
  9. Arroganza, pretenzioncella.
Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.