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164 | Sonetti del 1832 |
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LE NOZZE DE LI SGUALLERATI[1]
Appena er Zor Uticchio e Zzinfarosa,
Che ppareveno un par de peracotte,
Furno sposati, io fesce co’ la sposa:[2]
«Sora Commare, annateve a ffà fotte».[3]
Tre ggiorni appresso poi, doppo la notte
De cuella gran faccenna sbrodolosa,[4]
Vorzi[5] sapé si ccome annò lla cosa,
E si er boccio[6] poté rregge a le bbotte.
E jje disse accusì: «Ssora Commare,
In cuella tar nottata sce fu bbujja?[7]
Annassivo d’accordo cór Compare?
Ar Zor Uticchio je s’arzò la gujja?».
Lei m’arispose allora: «e cche vve pare?
No, ppover’omo: ciafrujja, ciafrujja».[8]
Roma, 27 novembre 1832
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