< Pagina:Sonetti romaneschi VI.djvu
Questa pagina è ancora da trascrivere o è incompleta.
164 Sonetti del 1832

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Sonetti romaneschi VI.djvu{{padleft:174|3|0]]

LE NOZZE DE LI SGUALLERATI[1]

  Appena er Zor Uticchio e Zzinfarosa,
Che ppareveno un par de peracotte,
Furno sposati, io fesce co’ la sposa:[2]
«Sora Commare, annateve a ffà fotte».[3]

  Tre ggiorni appresso poi, doppo la notte
De cuella gran faccenna sbrodolosa,[4]
Vorzi[5] sapé si ccome annò lla cosa,
E si er boccio[6] poté rregge a le bbotte.

  E jje disse accusì: «Ssora Commare,
In cuella tar nottata sce fu bbujja?[7]
Annassivo d’accordo cór Compare?

  Ar Zor Uticchio je s’arzò la gujja?».
Lei m’arispose allora: «e cche vve pare?
No, ppover’omo: ciafrujja, ciafrujja».[8]


Roma, 27 novembre 1832

  1. Allentati, erniosi: dicesi de’ vecchi.
  2. Io dissi alla sposa.
  3. Equivoco tra una grossolana ingiuria ordinariamente usata, e la qualità dell’attuale situazione della donna.
  4. Brodosa.
  5. Volli.
  6. Vecchio.
  7. Buglia: tumulto.
  8. Ciafrugliare: cioè «acciabattare, procacciare alla meglio».
Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.