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Sonetti del 1832 171

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Sonetti romaneschi VI.djvu{{padleft:181|3|0]]Così, altrove, lo stesso Belli. Ma forse ciufèco è derivato da ciufèca, e non viceversa; come fregno, fregnone, che hanno appunto il medesimo senso.]      11 Tagliuola.

ER PANE E 'R COMPANATICO

  Cuanto mai se pò scrive co’ la penna,
Ortr’a la storia der Guerrin Meschino
E ll’antre cuattro de Paris e Vvienna,
Cacasenno, Bbertollo, e Bbertollino:

  Tutto cuer che sse disce e cche ss’azzenna,
Tutto cuer che indovina un indovino,
Sò ccome un’allegria senza marenna[1]
E ccome un pranzo che cciamanchi[2] er vino,

  Appetto ar gran miracolo de Cristo,
Che ccór un po’ de pane e un po’ dde pessce
Seppe fà cquello che ggnisuno ha vvisto.

  Fàmolo adesso noi si cciarïesce![3]
Mò pe’ ste cose er pessce è un farzo acquisto,
Perchè l’uscello è mmó cquello che ccresce.


Roma, 6 dicembre 1832


  1. Merenda.
  2. Ci manchi.
  3. Ci riesce.
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