< Pagina:Sonetti romaneschi VI.djvu
Questa pagina è ancora da trascrivere o è incompleta.

Sonetti del 1832 193

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Sonetti romaneschi VI.djvu{{padleft:203|3|0]]Frati zoccolanti di Ara-Coeli, convento succeduto sul Campidoglio al tempio di Giove Capitolino.      8 Dicesi in Roma, non so il perchè: Peli e fregna son la dote di Carpegna. Carpegna è nome tanto di una terra, quanto di una nobile famiglia che vi ebbe giurisdizione feudale. [Zzinne, cu.., pelo e ffr.... so’ la dota de Carpegna. Così in una di quelle varianti accennate anche in questo volume, nota 1 del sonetto: La Nunziata, 12 genn. 32. Circa poi all'origine del proverbio, che s’usa anche in alcuni luoghi dell’Umbria e delle Marche, mi par facilissima a indovinare.] ——

LE COSE CREATE

  Ner monno ha ffatto Iddio ’ggni cosa deggna:
Ha ffatto tutto bbono e ttutto bbello.
Bono l’inverno, ppiù bbona la leggna:
Bono assai l’abbozzà,[1] mmejjo er cortello.

  Bona la santa fede e cchi l’inzeggna,
Più bbono chi cce crede in der ciarvello:
Bona la castità, mmejjo la freggna:
Bono er culo, e bbonissimo l’uscello.

  Sortanto in questo cqui ttrovo lo smanco,[2]
Che ppoteva, penzànnosce un tantino,
Creacce l’acqua rossa e ’r vino bbianco:

  Perchè ar meno ggnisun’oste assassino
Mo nun vierìa[3] co’ ttanta faccia ar banco
A vénnesce mezz’acqua e mmezzo vino.


Roma, 21 dicembre 1832


  1. Tollerare.
  2. Difetto.
  3. Verrebbe.
Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.