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220 Sonetti del 1833

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LA BBONIDIZZIONE DE LE CASE.[1]

  Me fanno ride a mmé: nnun penzà ar male!
Io so ch’er prete da cuela[2] ficona
De Contessa sc’è stato un’ora bbona
A bbenedijje[3] inzino l’urinale.

  E dda mé ssu la porta de le scale
’Na sbruffata d’asperge a la scappona,
Eppoi parze[4] ch’er diavolo in perzona
Je soffiassi in ner culo un temporale.

  Er chirico però, cche la sapeva,[5]
Rimase arreto cór zu’ bbèr zecchietto
Pien d’acqua-santa e dde cuadrini a lleva.[6]

“Ho ccapito„, fesc’io,[7] “sor chirichetto:
Finissce cór pagà: ggià sse sapeva.
Affogàmo, per dio, st’antro papetto.„[8]


Roma, 6 aprile 1833.

  1. [Cfr. i sonetti: La bbenedizzione ecc., 2 apr. 86; e La gabbella ecc., 11 apr. 46.] Per tutta la giornata del sabato santo girano per le case di Roma i parrochi e altri preti sostituti, seguiti ciascuno da un chierico, tutti in sottana e cotta, benedicendo le camere, i letti e gli arredi, nonchè gli uovi duri e i salami, antichissimi simboli della generazione che in quel giorno la Chiesa intende rinnovata spiritualmente mercé la risurrezione di Cristo che compié il riscatto degli uomini.
  2. Quella.
  3. [Benedirgli]: benedirle.
  4. Parve.
  5. [Che la sapeva lunga.] Cioè: “furbo.„
  6. Il chierico suole portare da una mano un secchietto di acqua santa in cui il prete immerge il suo aspersorio, e dall’altra un canestro. Nel primo i fedeli tuffano i testimoni metallici della lor divozione, al quale fine credono i maligni porsi anticipatamente in parrocchia alcuna moneta, per leva, voglio dire per pio eccitamento, non diversamente da quanto si vede praticare nelle beneficiate teatrali. Nel secondo poi si raccolgono le oblazioni in commestibili per sostituzione o giunta al danaro: e quei commestibili sono sempre una porzione de’ salami e delle uova benedette dai preti e perciò fatte mezzo dritto di stola. I preti poi riuniti tutti in parrocchia fanno una divota refezione in comune.
  7. [Feci io: dissi io.]
  8. [Moneta d'argento, che valeva poco più della lira nostra.]
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