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Sonetti del 1833 223

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LO STATO D'INNOSCENZA II

2.

  Dico, faccia de grazzia,[1] sor Abbate:
Si er padr’Adamo nun maggnava er fico,
E nnun ce fussi mo st’usaccio antico
De fà tterra pe ccesci[2] e ppe’ ppatate;

  Ciovè,[3] cquanno le ggente che sso’ nnate
Nun morissino[4] mai; de grazzia, dico,
Cosa succederìa[5] si cquarc’amico
Se pijjassi[6] a ccazzotti o a ccortellate?

  Come?! Ggnisuno peccherebbe?! eh ggiusto!
Che bbèr[7] libber’arbitrio da granelli,
Si[8] Adamo solo se cacciassi[9] un gusto!

  Bbe’, llassàmo er menà, llevàmo er vizzio:
Me spieghi duncue che ssarìa[10] de cuelli
Che cascàssino[11] ggiù dda un priscipizzio.

Roma, 8 maggio 1833.

  1. Faccia grazia.
  2. Far terra per ceci, vale: “morire.„
  3. Cioè.
  4. Morissero.
  5. Succederebbe.
  6. Si pigliasse.
  7. Bel.
  8. Se.
  9. Si cacciasse: si levasse.
  10. Sarebbe.
  11. Cascassero.
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