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224 Sonetti del 1833

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LO STATO D'INNOSCENZA III

3.

  Si ppe'[1] cqualuncue bbuggera ggnisuno
Nun potessi[2] in ner monno morì mmai,
Me levi un antro dubbio, de che gguai
Sarìa[3] pell’omo a stà ssempre a ddiggiuno.

  Lei, sor Abbate, ha da capì cche oggnuno
Potrebbe maggnà ppoco, o ggnente, o assai,
Strozzà ppuro[4] le pietre, e ccasomai[5]
Bbeve[6] er veleno senza danno arcuno.

  E ccome cresscerebbe uno a ccroscetta?[7]
E a cche jje servirebbe er pane e ’r vino,
E ttutta st’antra grasscia bbenedetta?

  Ma cquer che ppreme è de sapé er distino
Che Iddio sciavéssi[8] dato a sta bbuscetta[9]
Derèto, co lliscenza, ar perzichino.[10]

Roma, 8 maggio 1833.

  1. Se per, ecc.
  2. Potesse.
  3. Sarebbe.
  4. Ingoiar pure.
  5. E bisognando anche, ecc.
  6. Bere.
  7. A digiuno.
  8. Ci avesse.
  9. Buchetta.
  10. Vedi [in questo volume] il Sonetto...[Pijjate ecc., 15 dic. 32] verso...[7]
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