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226 | Sonetti del 1833 |
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LA STATUA CUPERTA.
Ha osservata, monzù, llei ch’è ffrancese,
Cuella statua c’arresta[1] da sta mano
Drent’in fonno a Ssan Pietr’in Vaticano,
Sott’ar trono de Pavolo Fernese?
La fanno d’un pittore de Milano,
E ttanta bbella, ch’un ziggnore ingrese
’na vorta un zampietrino[2] sce lo prese
In atto sconcio e cco l’uscello in mano.
Allora er Papa ch’era Papa allora
Je fesce fà ccór bronzo la camiscia
Che cce se vede a ttempi nostri ancora.
Cuantuncue sce sò ccerti c’hanno detto
Che nnun fussi[3] un Milordo su sta sciscia[4]
De pietra a smanicà,[5] mma un chirichetto.[6]
Roma, 10 maggio 1833
- ↑ Resta.
- ↑ I sampietrini sono «gl’inservienti e insieme artefici esclusivamente addetti alla Rev. Fabbrica di S. Pietro, dalla quale ricevono uno stipendio e un’uniforme».
- ↑ Fosse.
- ↑ Cicia: bella donna.
- ↑ Smanicare: brutta azione oscena!
- ↑ Questa variante favola è veramente in credito a Roma, circa alla statua giacente della Giustizia, scolpita dal milanese Guglielmo della Porta al mausoleo di Paolo III, e coperta poi nel busto per cura del Bernino con un panno assai ben modellato in rame.
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