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292 Sonetti del 1846

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Sonetti romaneschi VI.djvu{{padleft:302|3|0]]dere in qualche errore contro l’aspettazione e contro la consuetudine„), serve assai meglio di soppiatteria a far intendere il giusto valore del corrispondente romanesco.]      5 [Una querela.]      6 [Svariandosi: svagandosi, prendendosi un po’ di svago.]      7 [In quant’a me, muoiano pure ecc.]



L’APPARTAMENTO DE LA PADRONA.

  La mi’ padrona è vvedova da un anno,
E sse gode sto po’ dd’appartamento,
Che cc’entrerìa magara un riggimento
4Coll’arme e li bagajji ar zu’ comanno.

  Questa è la sala: cqui sto io: llì stanno
Le cammoriere e er pupo:[1] de cqui ddrento
Se[2] va a ssei stanzie nobbile, che ssento
8Che li re cche so’ re mmanco scell’hanno.[3]

  Poi viè er zalone der bijjardo, poi
Quello der ballo, poi ’na gallaria
11Pe’ spasseggio, pe’ ggioco e cquer che vvòi.

  Là ccanteno e cqua ddorme la padrona:
E accusì, amico, senza dì bbuscia
14Pòi dì cche llà sse canta e cqua sse sona.

28 marzo 1846.



  1. [E il bambino. Dal lat. pupus.]
  2. Si.
  3. Ce le hanno: semplicemente “le hanno.„
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