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316 Er còllera mòribbus

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10.

  Anzi, ar padrone mio j’ha ppropio scritto
Da Bbologgna un zenzale de salame
Che essènnose[1] scuperto in ne l’Iggitto
Che ppe’ l’Uropa sto collèra infame

  Viè ffòra da li polli dritto dritto,
E ppò ancora infettà ll’antro[2] bbestiame,
Er Re de Napoli ha mmesso un editto
Che ss’ammazzi ’ggni sorte de pollame.

  Ma ppare che cquer povero Bertollo[3]
Abbi fatto una lègge da cazzaccio
Che in ner zu’ reggno nun ce resti un pollo.

  E ssai io che pproggnostico je faccio?
Che in quer frufrù[4] jje tireranno er collo
Puro[5] a llui pe’ ccappone[6] o gallinaccio.

19 agosto 1835

  1. Essendosi.
  2. L’altro.
  3. Bertoldo.
  4. In quella confusione, in quel tumulto. [Dal francese frou-frou.]
  5. Pure.
  6. In quel tempo era il Re di Napoli creduto inabile a generare. [Cfr. in questo volume il sonetto: Er re ecc., 18 magg. 34.]
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