< Pagina:Sonetti romaneschi VI.djvu
Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta.
326 Er còllera mòribbus

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Sonetti romaneschi VI.djvu{{padleft:336|3|0]]

20.

  Ggià è scartato er rimedio der Bojetto.[1]
Adesso tutto er gran preservativo
Conziste in un tantin d’argento-vivo
Drent’una penna che sse[2] porta in petto.

  C’è pperò cchi lo ggiudica noscivo;
E ar fijjo der padrone der giacchetto[3]
Un medico gnobbatico[4] j’ha ddetto
Che ppò offenne er zistemo indiggestivo.[5]

  E cch’er vero segreto che ss’è ttrovo[6]
È appricasse[7] a lo stommico de fora
Un cordoncino co’ un baiocco novo.

  Er rimedio è assai commido,[8] ma intanto
Bbisoggneria sapé sta cosa ancora
Si[9] ha da toccà la pelle o ll’arma o er zanto.[10]

2 settembre 1835

  1. ["3 settembre 1835. La ricetta del Dottor Boyer, venuta di Francia giorni sono, pare che a Firenze sia riuscita inefficace.„ Chigi, Diario cit.]
  2. Si.
  3. [Valletto, groom. E deriva dall'inglese jockey, con ravvicinamento però alla giacchetta corta, che si chiama appunto giacchetto.]
  4. Omiopatico.
  5. Che può offendere il sistema digestivo.
  6. S’è trovato.
  7. Applicarsi.
  8. Comodo.
  9. Se.
  10. Arma e santo sono chiamate le due facce delle monete nel marroncino [sul quale si veda il sonetto: Er gioco ecc., 22 agos. 30] e in altri consimili giuochi del popolo. [Palle o santi a Firenze, caput aut navim dai Latini, ecc.]
Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.