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328 Er còllera mòribbus

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Sonetti romaneschi VI.djvu{{padleft:338|3|0]] rio, del 19 e 29 agosto, e nelle Notizie del Giorno del 3 settembre.]      8 Si dorma.      9 Pronunciasi colla e stretta.      10 Di farselo.      11 Corrispondere.

22.

 
  È vvero, è vvero: l’ho ssentito io
Predicallo[1] da un prete all’Orfanelli[2]
Disce: “Er collèra viè,[3] ccari fratelli:
“Prepàrete a mmorì , ppopolo mio.
 
  “Ma ppuro conzolàmose,[4] ché Iddio
“Ner visitacce[5] co li su’ fraggelli,
“Quarchiduno n’accettua[6] de quelli,
“E ssi[7] ammazza er nipote, assorve er zio.
 
  “Semprigrazzia, ssce sò[8] pprove sicure
“Ch’Iddio le donne gravide le sarva
“Pe vvia[9] de quele povere crature.„[10]
 
  Ccusì ddisse la predica, fijjole.
Cqua nun ze[11] tratta de fiori de marva:
A bbon intennitor poche parole.[12]

17 settembre 1835

  1. Predicarlo.
  2. Nella chiesa di S. Maria in Aquiro, appartenente al Collegio Salviati, detto degli Orfani.
  3. Viene.
  4. Ma pure consoliamoci.
  5. Nel visitarci.
  6. N’eccettua.
  7. E se.
  8. Ci sono.
  9. Per riguardo.
  10. Creature.
  11. Qua non si.
  12. [Proverbio.]
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