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352 Sonetti apocrifi

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ER CUNGRESSO.[1]

  Che sserve che v’annate stroliganno!
E ttommola sta verta, sor Abbate!
Er Cungresso ve vò leva er commanno:
E inutile ch’er greve[2] me see fate.

  È un pezzo che ciannàte[3] cojjonanno,
E Ccristo ar poverello predicate;
Poi tutto a mmodo vostro accomidanno,
Sinenta all’osso vivi sce sporpate.

  Sti forestieri che vve vònno bbene,
E cche a cchiacchiere fanno la saetta,
Perchè nun ve se porteno co’ ssene?

  Io nun vorebbe ggià che la bbarchetta
S’avessi d’affonnà; ma mmanco chene
Restassi sempre ar Porto de Ripetta.[4]

  1. [Questo sonetto comparve dopo la guerra del 1859, correndo la voce che un Congresso europeo avrebbe posto fine al potere temporale dei Papi. L'opportunità e la chiusa felice lo fecero diventar popolarissimo, nonostante le stiracchiature di que' gerundi e di quel sene e chene, messi per la rima in fin di verso.]
  2. [Il sostenuto, il gradasso.]
  3. [Ci andate.]
  4. [Noto porto sul Tevere, dentro Roma.]
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