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| Sonetti del 1830 | 27 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Sonetti romaneschi VI.djvu{{padleft:37|3|0]]dalla somiglianza dell’avverbio aùffa (usato dai venditori nei loro gridi, per indicare uno straordinario buon mercato: Aùffa li meloni!, aùffa li pomidoro!, ecc.) con l’osclamazione aùffa!, a cui per celia si aggiunge il resto. E dico sî aggiunge, perchè la si crea quasi ogni volta, facendo nel pronunziarla sentire un distacco tra l’aùff e l’a. Spesso si dice anche: Aùff-a li meloni, e nnu’ lì vònno!, aggiunta fatta forse, qualche volta, dagli stessi venditori, e della quale il Belli si giova con la solita maestria nel verso seguente.] 10 Ti conosco, erbetta: così avvisansi coloro che credonsi riputati per da più.
LI FRATI.
Sora Terresa mia, sora Terresa,
Io ve vorrebbe vede appersuasa
De nun favve ggirà ffrati pe ccasa,
Ché li frati so’ rrobba pe’ la cchiesa.
Lo so bbè io sta ggente cuer che pesa
E cquanto è roppicula e fficcanasa!
Eppoi bbasta a vvedé ccom’è arimasa
Co’ cquer patrasso[1] la commare Aggnesa.
Sti torzonacci, pe’ arrivà ar patume[2]
Te fanno punti d’oro;[3] e appena er fosso
L’hanno sartato, pff,[4] tutto va in fume.
C’è da facce[5] in cusscenza un fianco grosso!
Ortre ar tanfetto poi der suscidume
De sudaticcio concallato[6] addosso.
9 ottobre 1830
- ↑ Padre graduato.
- ↑ Carne delle parti, ecc.
- ↑ [Modo derivato dal proverbio: A nemico che fugge ponti d’oro; nel quale i Romaneschi, non avendone bene afferrata l’imma- gine, cambiano ponti in punti, con una delle solite etimologie cervellotiche. Cfr. la nota 1 del sonetto: Li punti d’oro, 27 dic. 32]
- ↑ Suono di un gas compresso che sventa.
- ↑ Farci.
- ↑ Sudore in fermento.