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Sonetti del 1830 | 35 |
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GIUSEPP'ABBREO
2.
In capo a una man-d’anni er zor Peppetto
Addiventato bbello granne e ggrosso,
La su’ padrona, jjotta[1] de guazzetto,
J’incominciò a mettéjje l’occhi addosso.
Ce partiva[2] cór lanzo[3] de l’occhietto,[4]
Sfoderava sospiri cór palosso:[5]
Inzomma, a ffàlla curta, dar giacchetto[6]
Lei voleva la carne senza l’osso.
Ècchete ’na matina che a sta sciscia[7]
Lui j’ebbe da portà ccert’acqua calla,
La trova zur zofà ssenza camiscia.
Che ffa er cazzaccio! Bbutta llì la pila,[8]
E a llei che tté l’aggranfia[9] pe’ ’na spalla
Lassa in mano la scorza,[10] e mmarco-sfila![11]
Morrovalle, 7 settembre 1831
- ↑ Ghiotta.
- ↑ [Ci si dava. E questo verbo si pronunzia sempre con tono ironico. Cfr. in questo volume la nota 6 del sonetto: Li mariti (2), 6 nov. 32, e la nota 4Fonte/commento: Sonetti romaneschi/Correzioni e Aggiunte dell'altro: Er prete, 15 genn. 33.]
- ↑ Col vezzo.
- ↑ Dell’occhiolino.
- ↑ Armàti, fieri.
- ↑ [Valletto, groom. E deriva dall' inglese jockey, con ravvicinamento però alla giacchetta corta, che si chiama appunto giacchetto.]
- ↑ Cicia: bella donna. [V. in questo volume la nota 1 del sonetto: So' tutt'e ttre ecc., 10 ott. 31.]
- ↑ [Pentola.]
- ↑ L’afferra.
- ↑ La livrea.
- ↑ E fugge.
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