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36 Sonetti del 1831

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A NINA[1]

  Tra ll’antre[2] tu’[3] cosette che un cristiano
Ce se[4] farebbe scribba e ffariseo,
Tienghi,[5] Nina, du’ bbocce e un culiseo,
Propio da guarnì er letto ar gran Zurtano.

  A cchiappe e zzinne, manco in ner moseo[6]
Sc’è[7] robba che tte po arrubbà la mano;[8]
Ché ttu, ssenz’agguantajje er palandrano,[9]
Sce fascevi appizzà[10] Ggiuseppebbreo.

  Io sce vorrebbe[11] franca[12] ’na scinquina[13]
Che nn’addrizzi ppiù ttu ccór fà l’occhietto,
Che ll’antre[14] cór mostrà la passerina.

  Lo so ppe’ mmé, cche ppe’ ttrovà l’uscello,
S’ho da pisscià, cciaccènno[15] er moccoletto:
E lo vedessi mó,[16] ppare un pistello![17]

Fatto in Morrovalle, il 7 settembre 1831

  1. Caterina. Imitazione del sonetto milanese del Porta: «Sura Catterinin», etc.
  2. L’altre.
  3. Tue.
  4. Ci si.
  5. Tieni.
  6. Museo. [Ci annettono l'idea di Mosè!]
  7. C’è.
  8. Metafora presa dal maneggio de’ cavalli. Vale «vincere».
  9. Afferrargli il mantello.
  10. Appizzare, v. n.: «tener dietro, appetendo, ad una cosa.„
  11. Ci vorrei.
  12. Sicura.
  13. Una cinquina al giuoco del lotto.
  14. L’altre.
  15. Ci accendo.
  16. E se tu lo vedessi ora.
  17. Pestello.
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